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Il Patriarcato di Aquileia tra Riforma e Controriforma

a cura di Antonio De Cillia, Giuseppe Fornasir Accademia Udinese di Scienze Lettere e Arti, Deputazione di Storia Patria per il Friuli

Udine, 1996

Il convegno, nato da una collaborazione tra l’Accademia udinese di scienze lettere e arti e la  Deputazione di Storia Patria per il Friuli, e tenutosi il 9 dicembre 1995, indaga la penetrazione della Riforma protestante nel vasto territorio del Patriarcato di Aquileia, che tra fine XV e XVI secolo, era posto per “un terzo nello stato veneto e per i restanti due terzi nel Sacro Romano Impero” (pag. 9), delimitato a ovest dal Tagliamento, a nord dalla Drava, a est e a sud dal confine croato: le divisioni amministrative a nord, al confine con la grande diocesi di Salisburgo, non erano meno complicate di quelle religiose. Le idee professate da Martin Lutero attraversarono i territori, si radicarono maggiormente in quelli asburgici, pure di pertinenza patriarcale, dove l’Inquisizione romana non riuscì a intervenire, mentre in Carinzia e Stiria le chiese venivano affidate a prelati che professavano le nuove idee religiose. In Friuli si iniziò ad avere sentore di “novità” dottrinali verso gli anni Trenta del Cinquecento, ma non si istruirono processi fino agli anni Cinquanta (Paolo III riorganizzò l’Inquisizione nel 1542): furono mercanti e artigiani ad essere denunciati, accanto a personaggi di rilievo come alcuni canonici del Duomo di Udine e nobili udinesi. Ci furono inchieste a Cividale e a Gemona, con sequestri di libri e condanne, perfino il patriarca Giovanni Grimani fu sospettato dal Sant’Uffizio. La crescente attività da parte cattolica volta a fermare e contenere il fenomeno dell’adesione alle idee protestanti vide anche il patriarcato (in particolare nell’epoca di Francesco Barbaro) impegnato a diffondere e a far eseguire i decreti del Concilio di Trento, attraverso le figure dei vicari foranei e attraverso una conferma del potere sui territori in chiave filo papale (nel 1596 Barbaro abrogò il rito aquileiese e introdusse quello romano). L’età della Riforma fu anche l’età della “rivoluzione tipografica” e viene qui presentata una storia della tipografia udinese che subì una battuta d’arresto lunga un secolo, dopo che l’arte della stampa era stata introdotta tra Udine e Cividale da Gerardo da Lisa: si dovrà attendere la fine del Cinquecento con i Lorio e i Natolini per rivedere le tipografie in Udine, mentre per tutto in Cinquecento sono attestate botteghe di librai e legatori. Anche alcune biblioteche particolari rivelano la presenza di idee etrodosse e troviamo biblioteche religiose che non sempre ottemperano ai dettami di Roma. La conquista veneziana della Patria del Friuli portò anche innovazioni edilizie e architettoniche  che i patriarchi declinarono cercando di affermare la propria presenza anche simbolica, come attestano i lavori di ampliamento e ristrutturazione della basilica di Aquileia, con la costruzione dell’ampio ciborio di destra e la risistemazione interna (con le opere lignee come crocifisso e soffitto, il battistero di Carlo da Carona, opere pittoriche del Bellunello e dell’Amalteo, il polittico di Pellegrino da San Daniele).

Indice: Giovanni Pessina e Gian Carlo Menis, Presentazione; Silvano Cavazza, La Riforma nel Patriarcato di Aquileia: gruppi eterodossi e comunità luterane; Giuseppe Trebbi, Il patriarca Francesco Barbaro e la Patria del Friuli; Ugo Rozzo, Biblioteche ed editoria nel Friuli del Cinquecento; Giuseppe Bergamini, La Basilica patriarcale tra Quattro e Cinquecento.

 

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